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Troia: recensione dell’istrice

Achille ed ettore

Perché Troia raffigura due tipi di eroi: Ettore e Achille. Hector, meravigliosamente interpretato da Eric Bana, ritiene che l’atto eroico sia difendere la sua famiglia, difendere il suo paese, combattere per una causa. Per Achille, vanitoso ed egocentrico, l’eroismo si riduce a lasciare il tuo nome nella storia, anche se devi perdere la vita. Brad Pitt, tutto muscoli gonfi e unti, capelli biondi, adoratore del suo corpo, non potrebbe interpretare meglio Achille. Da questi due sacrifici potrebbe nascere un grande film drammatico, violento e perfino ambiguo.

Liberamente adattato da L’IliadeOmero (e anche oltre, poiché i poemi di Omero si concludono con la morte di Ettore; gli sceneggiatori quindi aggiunsero l’episodio del cavallo di Troia e del tallone d’Achille, raccontato in altri scritti), Troia potrebbe anche ricordarci che per secoli, tutte le grandi storie traggono la loro forza emotiva dalla drammaturgia greca e che gli sceneggiatori traggono costantemente ispirazione da schemi narrativi antichi (Guerre stellarisai ?).

Ettore e Parigi

Purtroppo Wolfgang Petersen (ottimo regista di Das Boot e straziante yes-man di Aeronautica Uno) è responsabile di questo budget astronomico, persino faraonico (per l’epoca) di 185 milioni di dollari. E più il film avanza, più il regista si allontana dal suo soggetto e trasforma il suo film in un banale film di guerra, assolutamente non innovativo (Gladiatore, Cuore impavido Dove Ben Hur ci sono già stato.

Poco ispirato nella messa in scena, Wolfgang Petersen non sa da che parte scegliere, e mescola senza logica maestose inquadrature con una gru o splendidi fotogrammi con immagini riprese con una telecamera a mano nel cuore dei combattimenti (per non parlare degli strani finali al rallentatore, che punteggiano il film senza una ragione apparente). Affermando un approccio realistico, si concentra su battaglie e nasconde l’intervento delle divinità nella sua storiatrascurando deliberatamente il significato poetico e spirituale dell’opera di Omero.

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foto Brad PittDov’è il mito? Eh?

ATCHOUM E TOTOR

Quindi, una moltiplicazione artificiale di comparse e musica eccessivamente “vocalizzata” (il povero James Horner, un non ispirato sostituto dell’ultimo minuto di Gabriel Yared, licenziato come male intrinseco dalla produzione a seguito di proiezioni di prova ritenute disastrose) bastano a fare un film epico? Non lontano da qui. E anche se gli sceneggiatori hanno cercato di arricchire il loro soggetto sottolineando l’amore, punto di partenza delle avversità degli uomini, e contrapponendo l’incuria dei giovani (la coppia Hélène-Pâris) con la serietà degli adulti, i loro dialoghi sono spesso insipidi e nascondono la loro incapacità, e quella di Petersen, di affrontare il vero argomento citato nell’introduzione.

fotografia, Orlando Bloom, Diane KrugerLegolas ed Elena

Tutto questo è davvero un peccato perché il film beneficia di un’attenta direzione artistica euna splendida fotografia di Roger Pratt. Tanto più che crediamo di vedere il film rimettersi in carreggiata in diverse occasioni (l’incontro di Achille con la madre, le discussioni di Achille con la donna di Troia o con Priamo, la ben più impressionante lotta Hector-Achille delle migliaia di comparse digitali). Ma alla fine, diciamo che la guerra di Troia non ebbe luogo. Non nel 2004. Non al cinema.

manifesto francese

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