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recensione di una bella rapa d’acqua

squalo per un sogno

Credi all’autore di queste battute, responsabile del genere per Large Screen e orgoglioso di esserlo: il film sugli squali è in sostanza paradossale. Da un lato, non possiamo fare a meno di tornarci, dall’altro, è molto spesso dell’ordine della rapa. Con l’avvicinarsi dell’estate, dobbiamo quindi rallegrarci di trovare branchi di squali e prepararci a subire molte serie Z opportunistiche, ben consapevoli che il nostro amore per l’animale e i nostri bei ricordi dell’isola di Amity rendono i nostri portafogli un bersaglio ideale per i dirigenti disonesti.

Ma contro ogni previsione, Lo squalo (sì, questo è il titolo originale) non è una di quelle produzioni ciniche a cui non importa di rispettare lo spettatore finché riescono a trovare posto nei negozi di dvd da 5 euro. Alla fine, solo il suo distributore Saban Films, un famoso margoulin con un catalogo terrificante, era colpevole di pubblicità ingannevole. Il film è meno una truffa che un vero fallimento. Egli perde tutto ciò che intraprende con un rigore piuttosto strabiliante.

Breve panoramica della sala di montaggio

Diretto e – cosa rara – scritta da Lê Văn Kiệt, che lì avrebbe distillato riflessioni sul proprio matrimonio (quello povero), vorrebbe raccontare attraverso la sopravvivenza come Jaelyn supera il trauma di un aborto spontaneo. Mentre sta approfittando della vacanza con il marito per schiarirsi le idee, la loro casa su palafitte viene spazzata via da una tempesta e viene rapidamente utilizzata come barca improvvisata. Non importa quanto assurda la sceneggiatura, il regista dietro il rispettabile Furia su Netflix è particolarmente interessato alla psicologia della sua eroinaevidenziato con brutti flashback, e la dinamica di questa coppia costretta a navigare letteralmente sui resti della loro sala comune.

Inclinazioni drammatiche sottili come una terna in un negozio di porcellane e che si scontrano con i prerequisiti del genere. A causa di questa introspezione senza fine, devi aspettare quasi un’ora prima di vedere un pezzo di pinna. Sia un dramma survivalista degno di un film TV di Gulli, sia un thriller terrificante che odora di sonniferi obsoleti, Lo squalo fallire su tutti i fronti, ma riesce con chissà quale forza prodigiosa a sorprenderci ancora grazie alla sua nullità. A questo livello, esige rispetto.

Lo squalo: foto, Alicia SilverstoneUna prova per i personaggi e per il pubblico

denti di merda

Perché la sua performance sarebbe meno spettacolare se si accontentasse di essere vicino al piatto. Se tocca il sublime, è perché anche tutto il resto non funziona, a cominciare dal suo aspetto. Ovviamente girato in uno studio di 30 m², pieno d’acqua e foderato di green screen, ha incatenato incongruenze visive di corsa, colpa delle decorazioni intarsiate che verrebbe da pensare bruciate dagli sfondi di Windows e soprattutto un montaggio incapace di raccogliere i pezzi, a fortiori quando si tratta di inserire vari stock-shot.

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Differenze di luminosità, incompatibilità di fondo e allestimenti anarchici rivaleggiano con il conto tecnico del più glorioso Z falciato post-mascelle degli anni ’70 e ’80, se la loro bruttezza non fosse moltiplicata da pallide immagini digitali. Il climax funge da bouquet finale in quest’area: la sequenza di effetti speciali digitali non lontano dal livello The Asylum e immagini reali di squali provoca un vero effetto comico. Infine, la rapa grande diventa piccola nanar.

Lo squalo: fotoStock shot o CGI?

Ma non c’è bisogno di andare fino alla tarda comparsa del bestiame per attestare il disastro. Il film sembra volerci mettere in guardia fin dai primi minuti con una scena di dialogo sbalorditiva, una chiamata Skype che recita semplicemente l’esposizione. Pochi lunghissimi minuti di imbarazzo, causati da questi dialoghi troppo esplicativi, questo tiro contro tiro interessante quasi quanto un gioco di Uno e il gioco della povera Alicia Silverstone, battuta dai suoi interlocutori 2D.

È l’ultimo chiodo nella bara galleggiante di Lo squalo : aveva solo il casting per lui, e anche lui lo ha deluso. Tupper e Silverstone insieme delineano lo spettro del suonare traballante, uno spingendo i limiti dell’inespressione, l’altro moltiplicando improbabili espressioni facciali. Spogliato delle sue ultime risorse, il lungometraggio fissa l’asticella così in basso che arriviamo ad aspettare con ancora più impazienza Baia degli squaliSeguente La scogliera o anche anno dello squaloun intrigante progetto francese curato dai registi di Teddy. Avrà quindi almeno dato il via a una appetitosa stagione 2022.

The Shark è disponibile dal 17 maggio 2022 su VOD e dal 25 maggio su Blu-ray e DVD

Lo squalo: poster ufficiale

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