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recensione di un fantastico-orribile Call Me by Your Name

Una storia di fantasmi

Dai primi piani di Per uccidere la bestia, lo spettatore è immerso nella giungla tropicale. I fitti alberi sono a volte vestiti da una nebbia misteriosa, a volte scolpiti dalle torce degli abitanti del villaggio che scoprono la famosa bestia dal titolo. Un’atmosfera spettrale trabocca dagli esternicontaminando anche gli spazi interni con grandi colpi di tenda accarezzati dal vento e riflessi che bucano le architetture delle case vuote.

L’ossessione di Hill House

L’arredamento di Per uccidere la bestia sembra abitato da un fitto mistero che il taglio minimalista di Agustina San Martín e la fotografia allucinata di Constanza Sandoval lasciano intravedere. Si instaura quindi un’atmosfera intrigante e strana, accentuata da sussurri che scandiscono regolarmente il paesaggio sonoro del film, continuando a offrire allo spettatore un’esperienza sensoriale stimolante.

Oltre a questa sensazione di film infestato, la messa in scena del regista insiste anche sull’umidità dei corpi con una luce che non esita a sottolineare con i suoi riflessi il sudore che cola dalla pelle dei personaggi. La telecamera di Agustina San Martín mostra l’umidità e il calore dell’aria, tessendo poi un’atmosfera pesante e soffocante che dà carne Per uccidere la bestia e lo rende un’esperienza cinematografica con un certo potenziale affascinante.

Foto“Atmosfera d’atmosfera…”

Per vedere la bestia

Ahimè, questo amore per il mistero e questa ricerca dell’atmosfera lo sono troppo spesso parassitato da un’espansione dell’azione che sembra troppo fabbricata. Tra la regia dell’attore superficialmente allungata e il montaggio che talvolta abbandona la sua acutezza sensoriale a favore di una contemplazione un po’ posata dei paesaggi argentini, Per uccidere la bestia è pienamente consapevole delle sue risorse plastiche e non ha bisogno di misurarle.

Il film poi tocca un livello di stilizzazione che a volte allude alle proprie cuciture artistiche e quindi soffoca l’emozione dello spettatore. Una delusione visto il potenziale evocativo che racchiude il lungometraggio. Una poesia spettrale quella Per uccidere la bestia si accoppia maliziosamente a una sorta di tensione diffusa dovuta alla presenza circostante della bestia e alla rabbia crescente degli abitanti del villaggio durante la storia.

FotoUn incontro lunare

Un crescendo drammatico che non troverà mai compimento, il motivo della bestia finalmente concretizzandosi solo in un’ultima esigua sequenza che chiude correttamente il viaggio del personaggio, ma che non soddisfa del tutto la drammatica grandezza promessa finora. L’insoddisfazione di questa dimensione fantastica-orribile – che il lungometraggio si installa – esce alla fine Per uccidere la bestia una frustrante sensazione di incompletezza, come se il film avesse lottato troppo spesso per soddisfare il suo pubblico.

Difficile anche accontentarsi della galleria di personaggi secondari tra la zia superficialmente ambigua, la sorella quasi assente e la fidanzata che fa solo da supporto alla nascita del desiderio del protagonista. La mitologia installata dal lungometraggio diretto da Agustina San Martín suona come un falso, come un arredamento leggermente gratuito con le questioni estetiche e sentimentali del lungometraggio.

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Foto Tamara RoccaQuando aspetti l’arrivo della bestia

bellezza e bellezza

Possiamo tuttavia parlare di una questione sentimentale perché in assenza di una promessa di genere mantenuta, c’è davvero un vettore emotivo all’interno Per uccidere la bestia, ed è trasportato dal viaggio della sua protagonista Emilia. Dalla sua fragilità che la rende un po’ trasparente all’inizio del film – supportata dall’innocenza della sua attrice Tamara Rocca – emergerà poco a poco una forma di determinazione che darà carne a questo personaggioe quindi per lungometraggi.

L’intero punto di Per uccidere la bestia diventa quindi la ricerca iniziatica di Emilia che dovrà emanciparsi dalla pesante assenza di un fratello violento, dalla tensione latente di un villaggio rumoroso e dalla minaccia di una presunta bestia feroce che si aggira. Questa rivelazione di una forza insospettata in questo personaggio diventa un grande gancio per lo spettatore che vi radica volentieri la sua empatia, soprattutto senza ultimo terzo del film dove Emilia prende in pieno le redini della storia e le impone le sue decisioni.

Foto Tamara Rocca, Giulietta Micoltalibera la bestia

La distanza artistica di Per uccidere la bestia si ritrova maltrattata dalla vicinanza della regista al suo personaggio principale, la cui emancipazione passerà attraverso la scoperta del desiderio e della propria sessualità. L’arrivo del personaggio di Julieth Micolta arriverà per scuotere il lungometraggio in una sensualità e carnalità sorprendenti. Dapprima, attraverso alcuni sguardi innocenti che le due giovani si scambiano, poi in un riavvicinamento fisico tra i più toccanti.

Agustina San Martín si diverte a filmare i corpi delle sue attrici che si sfiorano, senza che ne consumino completamente l’attrazione fisica. Ma questa moderazione non è mai artificiale, la telecamera della regista si avvicina il più possibile alle sue attrici catturano con febbre il miscuglio di tenerezza ed erotismo delle loro carezze. L’evidenza dell’incontro unita all’umidità dei corpi offre Per uccidere la bestia una questione delicata e sensuale che è piuttosto preziosa e ci permette di raggiungere uno spettatore a volte messo da parte.

To Kill the Beast uscirà nei cinema il 13 luglio 2022

manifesto francese

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