fbpx

recensione del nuovo giallo di Dario Argento

Occhiali da sole di notte

Molto furbo sarà colui che spiegherà il calo di qualità dei film di Argento dopo quelli molto teorici, ma affascinanti Sindrome di Stendhal nel 1996. La sua filmografia degli anni 2000 è ormai una fonte inesauribile di battute ben note ai suoi fan in lacrime, che ancora si sforzano di difendere i difetti di gusto di La Terza Madre. Anche se c’è qualcosa di affascinante nel vedere la sua estetica corrotta dai cambiamenti nel settore, dai primi feedback Occhiali neri ha dato speranza di vedere finalmente lo stile Argento prendere il treno del thriller contemporaneo.

I pettegolezzi diranno che la migliore – veritiera – presa di questo nuovo film deriva dal fatto che è adattato da una sceneggiatura di 20 anni, trovata da Asia Argento mentre fruga tra gli effetti personali di suo padre per i bisogni della sua autobiografia. La storia di una prostituta presa di mira da un misterioso aggressore e che perde la vista a seguito di uno dei suoi assalti. Solo che con Argento, lo scenario generalmente funge nella migliore delle ipotesi come una camicia di forza, nella peggiore un pretesto, quando non si limita a volare in pezzi, nel suo capolavoro Inferno. E Occhiali scuri non fa eccezione. I motivi dell’assassino, ad esempio, sono ridicoli.

Arma bianca e coperta gialla

Se è necessario designare, col dito bagnato, un responsabile di questa timida resurrezione, è forse Wild Bunch. Il distributore ha chiesto ad Argento un cambio di direttore della fotografia, forse per paura di trovare la bruttezza dei suoi precedenti tentativi. È l’italiano Matteo Cocco ad ereditare quindi l’incarico, succedendo a grandi figure della professione come Luciano Tovoli (che aveva sbagliato nel famigerato Dracula 3D), Ronnie Taylor o Giuseppe Rotunno. E il suo approccio molto più contrastante porta molto in un film che tuttavia moltiplica gli ambienti, facendo sfrecciare i suoi personaggi sia in città che nelle campagne illuminate dalla luna.

Occhiali scuri: foto, Ilenia PastorelliOcchiali da sole, anche di notte

È bastato che Argento tornasse sulla messa in scena dei suoi ultimi gialli, meno barocchi, ma a volte stranamente artificiali, durante un incidente d’auto o qualche omicidio particolarmente grafico. Con una fotografia più contemporanea, il rosso torna profondo e la violenza musicale.

I Daft Punk avevano messo gli occhi sul film. Dopo la loro separazione, è finalmente l’indescrivibile Arnaud Rebotini a subentrare ai Goblin, e non fa le cose a metà. Il compositore spinge al limite i suoni dell’horror “argentino”, anche se ciò significa far oscillare un calcio techno su una gola tagliata. Tipo cosa, forse è bastato rivedere l’entourage del cineasta per tornare ai suoi fondamenti.

Occhiali scuri: fotoManca un po’ di sangue rosa neon, però

Due occhi benefici

Perché in ogni caso la sua crisi non si spiega con una mancanza di vivacità intellettuale. È bastato per frequentare la sua masterclass alla Cinémathèque française nel luglio 2022, dove ha dissezionato il suo complesso I brividi di angoscia, per rendersi conto che rimane un grande teorico, un grande cinefilo, ancor più che un genio della sensazione. E Occhiali scuri lo dimostra a sua volta, spacchettando le note ossessioni tematiche del suo autoreuno dopo l’altro, sfiorando in direzione dell’esperto Argentophile.

Leggi  Quale data e ora di rilascio?

Il confinamento urbano, l’importanza degli animali, che progressivamente sottraggono la scena agli attori umani, l’uso della cecità come contrappunto alla pulsione scopica, omicidi estetizzati che vanno oltre il confine della plausibilità… i motivi riconoscibili sfilano sotto il giogo del suo mentore storico, Michelangelo Antonionida cui cita direttamente L’eclissi fin dai primi minuti, con una… eclissi. Un fenomeno che annuncia sia la natura contrastante, addirittura bifronte del film (tra città e campagna, tenerezza e morte) sia l’incidente della povera Diana.

Occhiali scuri: foto, Ilenia Pastorellinon guardare in alto

Accampato da Ilenia Pastorelli, scoperta dal regista nel simpatico Lo chiamiamo Jeeg Robot, anche l’escort diventata cieca è un personaggio puro Argento. Inoltre, Asia Argento si sarebbe aggiudicata il ruolo se la stanchezza di fare le prostitute e di portare sulle spalle le delusioni del padre non l’avesse convinta a ripiegare su un personaggio secondario utilitaristico (secondo Alan Jones). Si aggira nel labirinto geometrico urbano di Antonioni, prima di liberarsi dai suoi problemi grazie a una fuga in campagna, alla compagnia di un piccolo bambino cinese e all’aiuto di un bravo cagnolino.

Questa è la principale novità di questo lungometraggio intriso di vecchie abitudini: l’emancipazione dell’eroina, e quindi la sua salvezza, deriva dalla sua empatia sempre più assertiva. Solo che il rapporto umano al centro della storia, che proprio dovrebbe portare a questo ammorbidimento della posta (qualcuno parlava addirittura di un tenero giallo) è troppo futile, troppo insignificante per scuotere il film. Tutto ciò che resta è una divertente raccolta delle idee del regista, alcune inquadrature interessanti, due macabri omicidi… e basta.

Lo vedremmo volentieri come un rispettabile, seppur disilluso, canto del cigno se Argento non stesse già, a più di 80 anni, preparando il suo prossimo progetto, il remake di un misterioso film messicano proposto da Isabelle Huppert. Non importa quanti dei suoi errori passati e quanto modesto il suo ritorno, quindi non finirà mai di incuriosirci.

Occhiali scuri: poster

Lascia un commento