fbpx

recensione del massacro senza motoseghe di Ti West

Storia americana X

Siamo stati criticati per la qualificazione “Massacro della motosega del Texas” al momento dei primi trailer. Tuttavia, come al solito, la one-man band (regia, sceneggiatura, produzione, montaggio) Ti West si rifiuta di nascondere le sue influenze, fin dall’inizio del suo film. Ambientato in Texas alla fine degli anni ’70, immerso in un’arida atmosfera familiare composta dal fedele luogotenente Eliot Rockett, X ovviamente prende in prestito dal cinema di Tobe Hoopere non solo ai suoi famosi Il massacro della motosega nel texas.

Negli ultimi anni i festival fantasy sono stati traboccanti di omaggi più o meno presunti ai grandi maestri del genere. Ma a differenza dei suoi congeneri a volte imbevibili, X fa affidamento meno su strizzatine d’occhio forzate e tic da messa in scena che su una gestione sapiente e molto progressiva della suspense, oltre che su una brutalità che forse solo Rob Zombie era riuscito a trovare il tempo per qualche film.

Mostra, non dire

Stia tranquillo : il lungometraggio si trasforma bene nel malvagio slasher, ricoperto da sporgenze gore gorgoglianti. Tuttavia, l’effetto stesso conta meno del pugno che fornisce allo stomaco dello spettatore, che si tratti di un effetto sonoro ben posizionato, di un dettaglio morboso, di un’inquadratura anormalmente lunga o di una sensazione di sorpresa perfettamente dosata.

O una scienza dell’horror anni ’70 ancora rara, che West perfeziona scavando nei recessi meno esposti della filmografia del maestro texano, soprattutto in Il coccodrillo della morte per il suo uso magistrale della minaccia animale, a complemento delle vicissitudini umane, e in Massacro della motosega del Texas 2 per il suo umorismo nero auto-parodico, che esplode in un climax esilarante, contro ogni previsione.

X: foto, Jenna OrtegaUna bella fascia di braccia rotte

Ci sono volute molte spalle per riunire le più grandi qualità di Hooper e dei suoi discendenti in meno di un’ora e mezza. Un’impresa che compie, ancora una volta, con l’aiuto di una messa in scena straordinariamente inventiva, anche durante le scene del delitto, e grazie alla sua tavolozza di personaggi, ognuno legato a un archetipo che finisce per trasgredire (il cinefilo finisce per fare del buon porno , la pudica passa davanti alla telecamera, l’autoproclamata bimbo pecca per eccesso di sollecitudine…). In definitiva, non solo amplifica i cliché: torna alle radici del film da collo rosso e al suo senso di provocazione.

X: foto, Jenna Ortega, Owen CampbellLa crema del porno

Storia del lato ovest di Ti

Il primo piano è inequivocabile. Per alcuni secondi penseresti di guardare un film in Super 8, prima che una carrellata in avanti rivelasse l’inganno: quelli che pensavi fossero i bordi dell’inquadratura erano in realtà le porte di un fienile. Un’anticipazione molto intelligente del gioco del parallelismo che occupa i primi 40 minuti, dove finzione pornografica basata sui personaggi ed eventi reali si fondonocome se la squadra stesse predicendo il proprio destino.

Leggi  HBO rinnova 'The White Lotus' per una terza stagione

Già dentro I Locandieri, La casa del diavolo e anche alcuni episodi di serie, Ti West, per amore del minimalismo, ha messo a nudo il midollo sostanziale del suo genere preferito. In Xsupera il corso dell’esplicito con brillantezza, affronta frontalmente il cosiddetto desiderio libidico che motiva il cosiddetto cinema di sfruttamento e lega, secondo i suoi detrattori, la pornografia e il cinema horror. Il loro punto in comune, agli occhi dell’istituzione, è la famosa classificazione… X, simbolo ultimo della concupiscenza per i garanti del buon gusto, coloro che vogliono separarsi “brave ragazze” altri.

X: immagineL’importanza dello scenario

Fino a tempi molto recenti – va ricordato che il porno-tortura deve il suo nome a un giornalista reazionario – il porno e l’horror facevano parte della stessa feccia agli occhi del mondo. Una confusione per i metodi di produzione a volte simili, per gli ibridi che hanno fatto bis delle grandi ore internazionali, ma soprattutto per il disprezzo che hanno sempre mostrato, usando l’uno per screditare l’altro. Entrambi consapevoli delle responsabilità della tradizione che perpetua e innamorati delle sottigliezze dei codici che gli sono specifici, West si diverte ad intrecciare i due generi… prima di separarli violentemente nella seconda parte.

In X, piuttosto che il sesso, l’astinenza uccide. O la frustrazione psicosociale che deriva dall’ammollo dei biscotti troppo raro o complesso. Questo non solo crea eccitanti antagonisti, perché in posizione di debolezza (uno di loro aveva quindi diritto a un proprio lungometraggio), ma si fa beffe anche della gelosia viscerale prestata ai predicatori del piccolo schermo. Come Massacro con la motosega, il film sposta il cursore malvagio dalla sua stessa natura alle contraddizioni mortali della cultura occidentaleproprio quelli che lo accusano di tutti i mali.

X: foto, Stephen Ure, Martin HendersonSfaccettature della moneta americana

Nonostante gli improbabili schizzi di sangue e il corso di anatomia, mostra una lucidità disarmante e arricchisce la filmografia del regista con un nuovo panegirico del cinema horror. In effetti, il genere, da solo tanto disdegnato da rivelare i pregiudizi malsani di chi ne nega la bellezza, ne esce più forte. La sua ambivalenza è finalmente incarnata nel doppio personaggio dell’eccellente Mia Goth, che racchiude, dopo l’ultimo colpo di scena, tutti i temi del film. E quello che si dice qua e là in merito Perla, Ti West si ostina a lodare la forza della trasgressione del cinema che tanto ci fa sognare e incubo, nei festival o altrove. Speriamo che non si fermi presto.

X uscirà il 2 novembre nelle sale, poi su OCS.

X: manifesto francese

Lascia un commento