RETCON
Dopo aver negato l’esistenza della serie Le avventure di Buzz Lightyear andato in onda nel 2000, Disney e Pixar hanno fatto di tutto per presentare al pubblico il vero ranger spaziale Buzz che pensava fosse all’inizio del primo Toy Story. Il film è quindi un nuovo prodotto derivato Toy Story che ne giustifica l’esistenza volendo giustificare quella di Buzz come prodotto derivato. Questa mise en abyme, però, era necessaria tradire la saga cinematograficaa cominciare dal suo operativo Star Command, molto più semplice.
Che personaggio curioso davvero deprimente
Ciò che ha caratterizzato in parte Buzz nel primo Toy Story era il fatto che pensava di essere un vero ranger spaziale in missione per lo Star Command, senza rendersi conto di essere un semplice pezzo di plastica articolato. Era questa discrepanza tra il suo zelo eccessivo e la sua semplice condizione di giocattolo che era divertente e lo rendeva immediatamente affettuoso e comprensivo. In Buzz Fulmineil ranger è ancora supponente, pretenzioso e formale, ma la sua personalità delirante è stata levigata per interpretare un credibile eroe di successo mainstream. Ma inevitabilmente soffre del confronto con la sua controparte a batteria: combatte poco, è meno divertente e dinamico e non esegue acrobazie assurde.
Sta facendo nuovo Buzz un personaggio principale confuso, piuttosto sgradevole con il suo ego sproporzionato e la sua rigidità, al punto che è difficile immaginarlo scatenare l’isteria di bambini di 8-10 anni come è avvenuto con Andy e tanti bambini (esauriti nel giocattolo nel 1995 come Barbie la precisa in Toy Story 2).
“Non lo chiamo schiantarsi, lo chiamo cadere con brio”
Il film ha dovuto ripensare anche al personaggio di Zurg, poiché quest’ultimo non poteva essere il padre di Buzz al di là della parodia di L’impero colpisce ancora in Toy Story 2. Questa volta ha dovuto trovare un posto reale come antagonista nella storia, rappresentare una vera minaccia agli occhi del pubblico ed essere semplicemente meno aneddotico rispetto alla seconda parte del franchise.
Se non ha l’aura di Darth Vader, la nuova versione di Zurg – e in particolare la sua identità nascosta – permette comunque ai due personaggi di affiliarsi e di rendersi questo nemico giurato l’incarnazione della solitudine, del senso di colpa e del comportamento ossessivo che ostacolano Buzz. Questa rivisitazione del personaggio ha quindi un interesse particolare, non riuscendo ad avere un senso con il resto del franchise o ad essere impressionante come un grande cattivo.
In una galassia lontana
Dopo puntuali dimostrazioni di fantascienza – Il sottovalutato Pianeta del tesoro, l’amabile Lilo & Stitch o e il distopico Wall-E -, Disney e Pixar tengono il loro primo vero grande spettacolo di fantascienza. Come l’universo immaginario di Buzz in Toy Story che ha preso molto in prestito da Star Wars, il film si immerge felicemente nelle immagini e nei concetti della fantascienza classica, Guerre stellari a star Trek Passando per Interstallare Dove Alieno : insetti giganti, piante striscianti, derivati di spade laser e blaster, ipervelocità o addirittura dilatazione del tempo che funge anche da metafora del fatto che Buzz sta incontrando una nuova generazione di fan.
Il film dovrebbe essere uscito nel 1995, riprende un’estetica popolare retrò-futuristica come l’enorme astronave sferica, vassoi per i pasti in kit, apparecchiature informatiche antiquate, droidi intelligenti o tutti i tipi di gadget come il pilota automatico che sembra una cartuccia del Super Nintendo.
Ma Buzz Fulmine si applica così tanto a pastiche i suoi riferimenti che lui dimentica di sviluppare il proprio immaginario e un universo più singolare. Il film non offre nulla di originale e non rischia di trovare la sua specificità, nemmeno nella sua colonna sonora composta da Michael Giacchino, il quale ha spiegato in un’intervista che le sue colonne sonore sono “un mix di tutte le opere spaziali e le serie con cui [il a] crescere. Questo è star Trekquesto è Guerre stellariquesto è Alieniè tutto confuso [..]“.
Questa prima parte, che ovviamente richiede un seguito, è anche un anti-epopea. La storia è ambientata su un unico pianeta e presenta poche passeggiate spaziali, tenendo i piedi per terra più spesso che con la testa tra le stelle, quindi lo spettatore può condividere la frustrazione di Buzz e le fantasie di Izzy sui viaggi intergalattici.
Il film ha quindi difficoltà a essere autosufficiente, i contorni dell’universo sono ancora molto vaghi per mancanza di contesto sulla missione di Buzz, la sua identità, le sue prodezze d’armi (a parte una rapida menzione di un’operazione) o addirittura i famosi ranger spaziali il cui ruolo non è mai chiaramente definito. Anche l’entità Star Command è piuttosto criptica, citata più volte, ma il cui spettro rimane per ora sfuggente.
La Pixar ha, a priori, presentato solo le premesse del suo universo, con l’intenzione di colmare le lacune della trama in un secondo momento. Questo sequel, se davvero vedesse la luce del giorno, potrebbe quindi rettificare le incongruenze del film – in particolare il fatto che Andy’s Buzz è equipaggiato come alla fine del film, in particolare le ali e lo scudo laser. Zurg nel frattempo non è ancora conosciuto come “il famigerato imperatore Zurg”. La sua incoronazione potrebbe quindi essere al centro del sequel o servire come punto di partenza per fare di Zurg una grande minaccia intergalattica.
Sperando solo che il film non rafforzi ulteriormente le sue somiglianze con Star Wars (che sarebbe particolarmente noioso e poco interessante) e trovi la sua strada, verso l’infinito e oltre, se non è troppo da chiedere.
MALFUNZIONAMENTO DEL MOTORE
Per il suo ritorno al cinema, la Pixar ha voluto stupire con un’animazione e una direzione artistica quasi impeccabili. Ma mentre il film è ancora una volta un gioiello visivo, alla fine non ha molto eccitante da offrire a parte un servizio fan intelligente che raccoglie alcune battute, tra cui l’inizio del film che ripercorre l’arrivo di Buzz nel primo Toy Story e mette al centro dello scenario elementi citati dal giocattolo come lo schianto della nave su un pianeta ostile, la crisi o l’ipersonnolenza.
Il film presenta anche i ranger nel loro baccello addormentato, che ricorda la scena in Toy Story 2 dove Buzz scopre tutti i suoi colleghi addormentati nella loro scatola e sistemati nel grande reparto di Al la fattoria dei giocattoli. Infine, lo scenario trasforma anche la linea” verso l’infinito e oltre in una sorta di mantra collettivo dal significato più drammatico. Più generalmente, il film è più melodrammatico rispetto alla serie animata poiché è pensata come un grande successo di pubblico e non un semplice cartone animato del sabato mattina.
Si scopre anche il film più meccanico e meno fantasioso rispetto ai film più concettuali della Pixar come Viceversa, Ubriaco o anche Toy Storyma anche meno sensibile ed emotiva di quella recente Luca e allarme rosso che tuttavia seguono intrighi ugualmente marcati. Passata la sequenza emotiva che ripercorre la vita di uno dei personaggi, e in particolare la sua vita familiare con un ritmo e un montaggio vicini alla sequenza di lassùma un impatto emotivo più debole.
Dopo la metà del lungometraggio, la sceneggiatura diventa più generica e prevedibile il suo eroe in cerca di redenzione e la sua banda di braccia spezzate che vuole mettersi alla prova e lotta per esistere indipendentemente da Buzz. Il film è quindi un oggetto più difficile da catturare che a priori dato che è una delle Pixar che meno somiglia a una Pixar (insieme a Ribelle o Il viaggio di Arlo). Riesce però a suscitare interesse, o almeno curiosità, per questo universo che chiede solo di essere esteso e personalizzato.