Un viaggio su strada verso il nulla
Il titolo del film, cane, risplende di una sobrietà che lascia la porta aperta a molteplici aspettative e prospettive narrative. Chi è questo cane, cosa fa, quale sarà la trama? Sarà una commedia? Di una tragedia? Da una commedia drammatica? Da un film di amici? Da un road movie? Questa ambiguità iniziale è come il filmatoche lui stesso sembra non sapere davvero in quale registro iscriversi, né, più semplicemente, dove esattamente condurre la sua storia.
cane tuttavia, risponde a un postulato di partenza molto semplice. Dal primo quarto d’ora, lo spettatore sa tutto quello che c’è da sapere su Jackson Briggsil protagonista interpretato da Channing Tatum, e indovina abbastanza facilmente una buona parte della storia a monte. Ad esempio, non ci sono dubbi sull’evoluzione complessiva del rapporto tra il ranger e il cane: secondo un noto schema narrativo, i due personaggi, inizialmente ostili tra loro, saranno portati a domarsi a vicenda e ad uscire allo scoperto più forte di questa esperienza. Certo, questa non è necessariamente una scelta narrativa molto sottile da parte dei due registi, ma dopotutto non tutti i film affermano di volerlo essere.
Non proprio il migliore amico dell’uomo, la bestia
In un certo senso, riuscire a prevedere le linee principali dei tre atti di un film può anche, a volte, rivelarsi giudizioso, e lasciare allo spettatore il tempo libero di concentrarsi sulle molteplici avventure che andranno incontro al personaggio e il suo compagno canino. Ma poi di nuovo, sembra che cane Non so davvero su quale gamba ballare. Troppi pochi pregiudizi sono quindi commessi dalla sceneggiatura di Carolin e le poche volte in cui la storia sembra finalmente impegnarsi francamente in una svolta narrativa o tonale, il filmato prende improvvisamente una direzione diversa.
Oltre a destabilizzare lo spettatore e ad indebolire l’esperienza stessa della visione, questa mancanza di identità di cui soffre il film gli impone purtroppo di raccogliere immagini per dare un po’ di colore alla sua trama. Lo scenario è dunque concepito secondo una serie di incontri episodici che si susseguono in modo piatto, e chiaramente non hanno altro scopo che quello di ritardare l’arrivo di Briggs al cimitero dove sarà sepolto il suo ex compagno d’armi.
Infatti, non sapendo quale film cane dichiara di essere, è difficile sapere come guardare il filmatocome interpretare certe sequenze, certi discorsi (ci si chiede, ad esempio, cosa togliere dal segmento in cui il cane aggredisce improvvisamente un medico arabo, con il pretesto che il suo abito tradizionale le ricorda i talebani contro i quali ha combattuto picchiata in il Medio Oriente), o anche, come apprendere davvero questo improbabile duo.
Un cane che piacerà a conservatori e liberali allo stesso modo
chi è una brava ragazza?
Tuttavia, il film compensa abbastanza bene le sue debolezze, grazie in particolare a il carisma infallibile del suo attore protagonista e l’evidente chimica che quest’ultimo condivide con i tre canini che interpreta Lulù. Fedele alla forma, Channing Tatum presta i suoi lineamenti a un gruppo di muscoli sbarazzini e divertenti suo malgrado che riesce comunque a toccare lo spettatore per mezzo di alcune scene appositamente progettate per tirare le corde del suo cuore.
La performance è tutto sommato non molto distante da alcuni dei suoi ruoli precedenti, come quelli di Via del salto 21 Dove Casa Bianca giù. L’attore è consapevole dei suoi punti di forza e dei suoi limiti, e questa prima volta dietro la macchina da presa appunto gli permette di mettere al primo posto le sue capacità, anche se questo significa a volte rasentare la megalomania. Non si tratta però di tirargli sassi: in una scena quasi da solo – visto che l’altro protagonista non ha proprio il campo lessicale più sviluppato – Tatum riesce a consegnare il suo monologo (oltre a una esilarante interpretazione di leone è morto stanotte) con un indirizzo che deve essere riconosciuto.
Le sue interazioni con il cane sono tanto più apprezzabili in quanto quest’ultimo non è eccessivamente antropomorfizzato, come talvolta può essere il caso dei film con protagonisti canini. In uno dei rari pregiudizi narrativi e cinematografici del film, cane sembra al contrario curarsi molto per non alienare l’animalità di Lulu, e quindi non le presta troppe reazioni umanizzate, sia attraverso la formazione, la sceneggiatura o il montaggio. Con questa distinzione consolidata tra uomo e animale, il film non ha bisogno di concentrarsi maggiormente su ciò che separa i due personaggi, e quindi mette facilmente in evidenza ciò che alla fine li unirà.
un film da far impazzire
Ben presto, vengono alla luce dei parallelismi tra Briggs e Lulu. Entrambi sono ex ranger privati dei loro doveri e successivamente privati della loro presupposta ragion d’essere.. Da un lato, il personaggio di Tatum è costretto ad abituarsi in qualche modo alla prospettiva di una vita civile squattrinata senza altra prospettiva per il futuro che quella di servire panini a clienti sgradevoli. Dall’altro, il cane, addestrato fin dalla nascita a seguire i soldati sul campo e fungere da mascella di rinforzo, attende inconsapevolmente l’eutanasia che inevitabilmente le è riservata dopo il funerale del suo defunto figlio padrone.
Privi di valore agli occhi del corpo militare e, per estensione, di punti di riferimento, i due personaggi accusano quindi lo stesso male. Tuttavia, le pesanti conseguenze psicologiche subite dall’uomo e dal cane non sono necessariamente soggetti allo stesso trattamento. Infatti, laddove le cause e le conseguenze dello stress post-traumatico di Lulu sono ampiamente sviluppate, quelle di Briggs rimangono molto più vaghe. Dovremmo concepire i pro ei contro del disordine del cane come una metafora per definire quello dell’uomo, o si tratta piuttosto di sottolineare la superiorità umana, e più specificatamente, quella dei soldati, per sopportare tutti i mali ?
La distinzione è sfortunata, soprattutto per un film destinato ad affrontare i capricci dello stress post-traumatico di cui soffrono regolarmente i soldati. In un certo senso, il modo in cui la sceneggiatura di Carolin non riesce a esplorare adeguatamente le ragioni del disturbo di Briggs è piuttosto rappresentativo di ciò che lo sceneggiatore e Tatum sembravano voler esporre inizialmente. Tuttavia, se il filmato non risponde a un discorso a favore dell’esercito, o addirittura a favore della guerra, cane potrebbe d’altronde essere considerato un film pro-soldato, con tutte le zone grigie e moralmente ambigue che ciò implica.
Tuttavia, questa inclinazione passa rapidamente in secondo piano, fino a diventare uno sfondo, nel peggiore dei casi sgradevole, nel migliore dei casi del tutto inutile. Il film, quindi, non mette mai così tanto in risalto le motivazioni che spingono il personaggio di Tatum a desiderare così ardentemente di rimettere la divisa (ma anche qui, ricordiamo che cane gravemente privi di posta in gioco e di direzione), e si affida invece al potenziale umoristico della situazione condivisa da Briggs e Lulu. La realizzazione inequivocabile del duo Tatum-Carolin dà così origine a molteplici gag visive che, da sole, possono valere la deviazione.
Il risultato è un’esperienza strana, se non indescrivibile, che, nonostante il suo retrogusto di incertezza, si rivela abbastanza piacevole da indugiare. La fine piena di buoni sentimenti era ovviamente prevedibile, ma nonostante tutto strapperà una piccola lacrima allo spettatore più stagionato, e forse in fondo, non dovresti necessariamente aspettarti molto di più.
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