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Più bello: Critica in remissione

tornare in vita

Su carta, più bello ha tutto per farci impazzire: una commedia con Florence Foresti e Mathieu Kassovitz sullo sfondo del cancro e dello sviluppo personale, che è anche un primo film diretto dalla moglie di Alexandre Astier, Anne-Gaëlle Daval. Inevitabilmente, non andiamo lì con il cuore felice. E ci sbaglieremmo perché alla fine, più bello è una piacevolissima sorpresa.

L’idea iniziale, già, sorprende e tocca il cuore. Lucie è sulla quarantina che si è appena sbarazzata di un cancro al seno a costo di una lunga e dolorosa chemioterapia. Un trattamento che ovviamente l’ha indebolita e trasformata, il che le rende ancora più difficile il ritorno alla vita. Con la sorella e alcuni amici, trascorre una serata in un locale dove si rende conto che non fa più parte dello stesso mondo e il suo incontro con Clovis, un idiota arrogante che la afferra, non la fa rilassare. Solo che qui Clovis è più coinvolto di quanto pensasse, cercherà di sedurla.

Allo stesso tempo, Lucie incontra Dalila, una commessa di parrucche che dà anche lezioni di ballo per donne che si sentono male con se stesse e intende forzare un po’ la mano della convalescente per farla andare oltre le sue barriere. Inizia così per Lucie una lunga riconquista di se stessa tra paure, malattie e complessi per ridiventare donna.

“Dai, ti portiamo a vedere un bel film.”

CAVALIERE DEL CANCRO, MUORI!

Fin dall’inizio, il tono è impostato. più bello non sarà una commedia grassa piena di momenti comici stravaganti, ma un ritratto commovente e terribilmente umano di una donna danneggiata chi cerca di ritrovare se stesso. Nessuna farsa qui, o grande marade, ma una storia agrodolce, molto radicata nella realtà, che parla di un argomento doloroso e molto serio con molta verità.

Se lanon si può sfuggire ai soliti cliché della commedia romantica (la regista ovviamente conosce i suoi classici), particolare cura è stata data al personaggio di Lucie, alla sua lotta contro se stessa, e piuttosto che soffermarsi sulla malattia e cadere in un pathos che sarebbe stato molto sgradito, il film preferisce raccontare noi sulle conseguenze e il ritorno alla luce.

Foto Firenze ForestiUna commedia molto drammatica

Siamo sorpresi allora dallo sfondo estremamente scuro e molto chiaro del filmato, che non sottrae alcuno stato d’animo, nessun interrogatorio obbligatorio per chi ha vissuto una trasformazione fisica importante, che si tratti di cancro o meno. E più bello trascrive perfettamente questo trauma e questo è il suo più grande punto di forza. Non sapendo più chi sei, temendo lo sguardo degli altri, rinchiudendoti nella tua bolla per paura di mostrarti al mondo, non riuscendo ad assumerti e facendo di questo palcoscenico il centro della tua esistenza al punto da dimenticare il resto, noi vengono toccati nel cuore da questo commovente ritratto di una donna che lotta contro i nuovi dati della sua vita. E funziona dall’inizio alla fine.

Un trattamento al limite del dramma, inoltre, rafforzato dalle prestazioni impressionanti di Florence Foresti, totalmente coinvolta nel suo personaggio, fuori dalla sua comfort zone, che porta il film a debita distanza e trova lì, abbastanza logicamente, il suo ruolo migliore. La commedia potenziata che riunisce le folle e fa inorridire alcune ti sorprenderà sicuramente. Da parte sua, Mathieu Kassovitz riscopre il suo lato tenero e dolcemente affascinanteAmelia Poulainun po’ lunare e altrettanto anticonformista in un ruolo di seduttore compulsivo che avremmo voluto approfondire di più, risuona con il carattere ammaccato di Foresti.

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Foto Nicole GarciaFlorence Foresti cancella il resto del cast

L’ALBERO CHE NASCONDE I FORESTI

Tuttavia, più bello non dimenticate mai che si tratta soprattutto di una commedia romantica e questa è forse la sua colpa principale. Dopo una prima parte avvincente che mette a confronto ciascuno dei personaggi con i propri dubbi, il gioco della seduzione, i propri codici e le proprie incomprensioni quando l’altro si nasconde sotto un velo di mistero, il film si ingarbuglia in alcuni luoghi comuni inevitabili e perde parte del suo potere. Soprattutto con i suoi ruoli secondari.

Se Jonathan Cohen è perfetto come spesso, che Olivia Bonamy compone una sorella molto commovente, purtroppo non si dirà lo stesso di Nicole Garcia come un venditore di parrucche-allenatore che si impantana in una composizione che contrasta nettamente con il resto che indebolisce questa parte essenziale della storia. Tuttavia, riusciamo a dimenticare questa falsa nota senza problemi grazie ancora una volta alla composizione sempre perfetta, fragile e ricca di sfumature di Florence Foresti, decisamente molto suggestiva. Ma anche al fatto che tutto questo si inserisce naturalmente nella drammatica progressione del suo personaggio e conserva sempre un significato nella storia che ci viene raccontata.

Foto Mathieu KassovitzUna storia d’amore con la sua dose di cliché

Detto questo, questa parte un po’ debole del film ha in serbo per noi delle sequenze molto belle, molto toccanti, come la sensuale riscoperta del suo corpo, il momento magico nella serra nel cuore della notte e ovviamente il finale, certamente un cliché ma che raggiunge il suo obiettivo emotivo. . Perché è qui il più grande punto di forza del film: non dimentica mai il suo argomento e ne parla molto bene.

Tra dubbi, paure, accettazione di sé e difficoltà, ci mostra una donna di fronte a se stessa, che sta mettendo in discussione tutta la sua vita chiedendosi per la prima volta come dovrà vivere con lei per il resto della sua vita. aveva pensato solo al breve termine a causa della sua malattia. Una ricostruzione commovente che svela tutta la complessità della situazione che incide tanto sulla sua vita quanto sui suoi rapporti (dalla figlia, al fidanzato, alla madre, tutti se la cavano meglio che possono) e ci porta qualche lacrima. Questo scusa totalmente alcuni errori e strutture di sceneggiatura.

Più bello: poster ufficiale

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