Annunciato come il grande successo di fantascienza del 2008, Jumper, con Hayden Christensen, ha finalmente rotto i denti quando è stato rilasciato. Torniamo a un fenomeno destinato al fallimento.
Adattato dall’omonimo romanzo dell’autore Steven Gould, Maglione racconta la storia di David Rice, un adolescente che, a seguito di un tragico incidente, scopre di avere le capacità per farlo spostarsi ovunque nello spazio. Ma dal momento che non siamo alla Marvel, quest’ultima non usa i suoi nuovi poteri tanto per servire i suoi simili, quanto piuttosto per moltiplicare le rapine in banca e condurre una vita mondana.
Con una trama semi-ridicola e semi-attraente, diretta dall’intraprendente Doug Liman (Il ricordo nella pelle, Signor signora. fabbro), e portato da Hayden Christensen, headliner della prelogia Guerre stellari, Maglione si è quindi annunciato come un successo assicurato. Ma no. Mentre un intero franchise incombeva dietro l’atteso successo del film, modeste performance al botteghino e ricezione critica disastrosa seppellì per sempre qualsiasi progetto successivo e si tuffò prontamente Maglione nell’oblio. A dire il vero, solo i corteggiatori di Kristen Stewart concedono ancora di rivisitare il filmato nel loro tempo libero (ah, le cose che fai per amore).
Ma allora come diavolo Maglione è riuscito a rendersi colpevole di un simile naufragio? Proponiamo di tornare a il grande pasticcio che è stato la produzione del filmatocioè un riassunto di varie avventure dietro le quinte, e un simpatico fallimento nel compito che anche il regista riconosce.
PRIMA DELL’INIZIO, CAOS
Ritroviamo così al timone di questo triste film il suscitato Doug Liman, che ha al suo attivo una piccola manciata di successi di critica e commerciale come Il ricordo nella pelle, Signor signora. fabbroo, più recentemente, il blockbuster di fantascienza Bordo di domani, allegramente indossato da Tom Cruise.
Per quanto riguarda la sceneggiatura, Jim Uhls, a cui si deve l’adattamento della sceneggiatura club di combattimento per David Fincher, viene attribuito il merito principale. Infine, per quanto riguarda il cast principale, Hayden Christensen, una star caduta che non dovrebbe più essere presa in giro, riceve il ruolo del protagonista insieme a Rachel Bilson, Jamie Bell e Samuel L. Jackson. Dietro questa distribuzione simpatica si nasconde tuttavia i semi di un vasto caos.
“Relitto in vista, ripeto, naufragio in vista”
Nel novembre 2005, la casa di produzione New Regency Production ha quindi assunto ufficialmente Liman per dirigere l’adattamento del primo romanzo di Steven Gould, pubblicato nel 1992. Jim Uhls è stato ingaggiato dopo di lui per rielaborare una prima sceneggiatura di David S. Goyer, a cui si deve le sceneggiature di Città oscura, Dove Batman inizia.
Non convinto però di questa prima riscrittura, Liman ne chiese una nuova revisione, coadiuvato dallo sceneggiatore e produttore Simon Kinberg, con il quale aveva già avuto modo di collaborare a Signor signora. fabbro. Fin dai suoi inizi, la sceneggiatura è passata attraverso molte mani, e accusa il colpo di tante riscritture. Ma non importa, la produzione sta procedendo allegramente e rapidamente, un primo cast viene rivelato al pubblico.
e se Darth Vader potesse teletrasportarsi?
Nell’aprile 2006 gli attori Tom Sturridge (allora già visto al fianco di Toni Collette ed Eddie Redmayne nel cartellone di Come le menti), Teresa Palmer (che è stata vista nel dramma australiano 2:37) e Jamie Bell (rivelato al grande pubblico per la sua interpretazione di Billy Elliot nel filmato omonimo) sono annunciati come i primi tre.
Ma subito dopo l’annuncio, finalmente anticipato, del cast principale, la produzione ha subito un primo fermo nel giugno 2006. In effetti, il produttore Tom Rothman (sì, il fondatore della Fox Searchlight Pictures) suggerisce che Liman invecchi i personaggi (che dovrebbero avere 18 anni) per rendere il filmato attraente per un pubblico più anziano e, successivamente, più ampio. Un cambiamento che, purtroppo per Sturridge e Palmer, comporterà la sostituzione di entrambi a favore di attori sicuramente più anziani, ma soprattutto più popolare.
Così, appena due settimane prima delle riprese, Hayden Christensen, appena uscito dalla famigerata prelogia Guerre stellariassume il ruolo del protagonista, mentre Rachel Bilson, meglio conosciuta per aver interpretato Summer Roberts nella serie per adolescenti Spiaggia di Newport, viene scelto per succedere a una devastata Teresa Palmer. Inevitabilmente, questo cambiamento porta a una nuova ondata di riscritture per la storia e, sotto il consiglio di Rothman, Liman a braccio sviluppa un segmento romantico più maturo tra David e Millie.
riprese degli inferi
Il nuovo cast ha trovato tutto, le telecamere sono ora pronte a girare. Per dare un posto d’onore alle capacità di teletrasporto del suo protagonista, Maglione approfitta di un piano di riprese diffuso in 14 diversi paesi. Un pregiudizio costoso, che avrebbe dovuto garantire al filmato una narrazione dinamica, sostenuta da una manciata di effetti visivi spettacolari. Eppure, la molteplicità delle decorazioni alla fine non sarà in alcun modo apprezzabile dallo spettatore fino a quando la modifica finale non ne farà molto.
Un fatto tanto più deplorevole che queste riprese sparse ai quattro angoli del mondo siano ben lungi dall’essere avvenute senza incidenti. Nel gennaio 2007, il decoratore David Ritchie muore mentre si accinge a smantellare un muro di sabbia e terra ghiacciato dall’inverno canadese. Un escavatore che urtasse l’arredo esterno avrebbe indebolito la struttura, provocando la caduta di diverse tonnellate di macerie sull’uomo e il suo equipaggio, uccidendo il primo sul colpo e ricoverando un altro tecnico con gravi ferite alla testa.
In una nota meno tragica, ma non per questo meno preoccupante, Hayden Christensen subirà molte ferite. Basta una rapida occhiata alla filmografia di Doug Liman per stabilire quanto il regista apprezzi le scene d’azione e con esse gli piaccia abbellire generosamente i suoi film. Per motivi di autenticità, tuttavia, quest’ultimo avrebbe richiesto al suo attore principale che fosse lui fa la maggior parte delle sue acrobazie da solo. Tuttavia, non è Tom Cruise che vuole, e Christensen trarrà vantaggio da questa fantasia ferita alla mano, lacerazione dell’orecchio e infiammazione della pupilla che richiederà una breve permanenza in pronto soccorso.
“Odio i maglioni”
Per ammissione di Doug Liman, Maglione è un film malato. In un’intervista rilasciata a Collisore nel 2018 il cineasta ha confidato senza esagerare di aver perso il corso del suo film, lasciandosi sopraffare dalle proprie ambizioni. Con un certo spirito di contraddizione, Liman inizialmente ha voluto assumere il punto di vista opposto ai soliti codici del genere:
“Quando ho diretto Jumper, volevo fare un film di supereroi in cui il personaggio non diventasse un supereroe. Ha abilità soprannaturali, ma le usa di più per salvare se stesso, non per salvare la damigella in pericolo. […] E poi arriva il momento in cui ti rendi conto che i cliché esistono perché funzionano, e ho capito di sì intenzionalmente spogliato il film di qualcosa che funziona per renderlo più sperimentale”.
Un desiderio di uso improprio che si sente davvero alla visione, ma che purtroppo contribuisce alla natura traballante e dispersa della sua trama. In effetti, il filmato gravemente privo di posta in giocoe risponde con una sceneggiatura blanda con trucchi perennemente non sfruttati. Senza direzione, obiettivi o arco narrativo ben definiti a cui aggrapparsi, i personaggi si lasciano trasportare senza mai dispiegare la minima simpatia capitale (ad eccezione di Griffin, cuore su di lui), o addirittura sviluppare il minimo connubio di personalità.
Ancor più di un bel film mancato, Maglione è prima di tutto un errore per la produzione della Nuova Reggenza. In effetti, gli studi aspiravano soprattutto a sviluppare un franchising, che avrebbe dovuto includere più iterazioni. Queste varie suite avrebbero potuto così estendere le abilità dei saltatori con un grande teletrasporto interplanetario e altri viaggi nel tempo, che, ben fatto, avrebbero dato vita a un’interessante opera di fantascienza. Ma così è la vita.