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Zack Snyder aveva adattato i fumetti cult di Alan Moore e Dave Gibbons con guarda gli uomini come HBO ha preso la rischiosa ma elettrizzante scommessa di dare al fumetto un sequel. Pubblicato nel 1986, il capolavoro resta una delle creazioni più importanti del fumetto americano, una storia visionaria e critica, che non abbiamo ancora finito di rivisitare. Ecco argomenti sufficienti per ricordare perché è ancora e sempre necessario leggere guarda gli uomini.
Presto l’Apocalisse
UCRONIA DI PRIMA CLASSE
L’azione di guarda gli uomini si svolge nel 1985, in un mondo ucronico, la cui cronologia si discosta dalla nostra con l’avvento dell’unico vero superuomo presente nel fumetto: il dottor Manhattan. Essendo sopraffatto e onnisciente, ha conferito agli Stati Uniti l’onnipotenza tattica e militare negli anni ’60, il che ha permesso loro di vincere la guerra del Vietnam senza ambiguità. Un trionfo che apre la strada al potere quasi assoluto per il presidente Nixonmentre le tensioni tra URSS e USA non cessano e permangono.
Il comico, discepolo di Rambo?
La storia inizia con l’omicidio di un ex supereroe, un tempo membro dei Guardiani, soprannominato il Comico. L’indagine che ne consegue porta i personaggi a mettere in discussione il loro ruolo nella cospirazione in corso (il governo ha messo fuori legge l’attività supereroica al di fuori delle missioni governative), mentre sondava il loro oscuro passato. Le vicende raccontate da Alan Moore si diramano così su diversi decenni, immergendosi nella psiche e negli atti di due generazioni di pazzi.
Ed è quello che ti colpisce per primo quando leggi la graphic novel. Moore ha una profonda conoscenza di vari miti e mitologie, vuole offrire una visione critica della propria aura e ha poca compiacenza per l’Occidente contemporaneo, un cocktail che gli permette di generare un mondo palpabile, infinitamente complesso.
L’articolazione dei flashback e l’estetica generale del set conferiscono a questo universo una realtà sbalorditiva. Davanti ai nostri occhi si apre un mondo che vorremmo fantasticare di vedere svolgersi ben oltre le pagine che lo contengono. Ogni pubblicità, la minima trasmissione televisiva, tutte le entità socio-culturali immaginate dagli autori aspettano solo di prendere vita, tanto da illuminare il nostro mondo rivelandone i meccanismi nascosti.
NESSUN SUPEREROE MOORE
Se Alan Moore fosse un fan dei fumetti, se officiasse dalla parte di personaggi come Capitan Bretagna Dove Cosa della palude, non si può dire che l’autore porti nel cuore il massacro delle grandi case come Marvel o DC Comics. Il loro rapporto con gli autori, trattati come interpreti volgari e tenuti lontani dalla maggior parte dei profitti, lo ribella e vede nell’incoerenza con cui queste compagnie usano i loro personaggi i fermenti di un veleno politico in cui esploderà guarda gli uomini.
Gli eroi sopraffatti sono necessariamente una buona cosa? Quali sono le conseguenze di tali capacità, di tali responsabilità, sulla psiche degli individui, che vagano in un sistema politico falsamente liberale?
Moore lo afferma e desidera dimostrarlo. I suoi eroi sono nevrotici ultraviolenti, tutti abbastanza buoni da fungere da cavallo di Troia per un governo che sta gradualmente cadendo verso il fascismo, quando non sta sprofondando nella follia. Perché alla fine, è questa altalena che interessa lo sceneggiatore. Il tema centrale di questa odissea non racconta altro che questo terribile momento, in cui, con il pretesto di salvare la civiltà, gli eroi si ritengono autorizzati a manipolarla, a rinchiuderla in una finzione mortale. Questa ossessione per il bene comune, nella graphic novel, è la maschera di un regime filosofico che si sta svitando sempre più rapidamente verso il totalitarismo.
Più preoccupante, guarda gli uomini è un avvertimento tanto più agghiacciante in quanto offre un’equazione sinistra. Arrivando così lontano come l’America che descrive, la società non avrà più bisogno di eroi per salvaguardarla, ma di persone gravemente malate. Rorschach, se può essere percepito come il protagonista principale della storia, non è un eroe nel senso campbelliano del termine. Un potenziale psicopatico, il cui rapporto con la realtà è totalmente fratturato, adora l’idea della Verità e lotta per essa.
E se Rorschach indossa una maschera con i colori dell’omonimo test, è perchéanche lui è schiavo dei suoi impulsi e delle sue interpretazioni. Comprendere la natura del male che ha decimato i suoi amici di ieri, paradossalmente, non gli permetterà di far trionfare la verità, condannandolo al contrario a personificare tutto l’orrore che presiede gli Stati Uniti di questa violenta storia alternativa. Alan Moore sa quanto il personaggio sia un compendio di malattie mentali ed estremismo, ed è stato anche infastidito nel vedere alcuni lettori identificarsi con lui, persino trattarlo come l’eroe del lavoro.
Matita alla mano, Dave Gibbons sa ringraziare la scrittura implacabile di Moore. Si ispira ovviamente ai disegni classici dei fumetti, usa composizioni a priori tipiche delle strisce degli anni ’50 e ’60, ma si preoccupa di sfumarle, di complicarne le strutture, di distillare un’ambiguità morale, visiva e simbolica, che coglie il lettore all’istante.
Allo stesso modo, i habitué dei fumetti coglieranno, consapevolmente o meno, codici classici qui deviati. Inizialmente, gli eroi positivi venivano colorati usando le tonalità primarie, con le secondarie riservate agli antagonisti. Assumendo totalmente questo paradigma per affermare che i suoi personaggi hanno cessato da tempo di essere eroi nel senso classico del termine, Gibbons li avvolge di tinte viola scuro, tanto che non è più del tutto chiaro se queste figure disarticolate fossero contaminate dall’orrore del mondo, o se formano una sorta di paziente zero omerico.
All’inizio della stagione 2 I ragazzie Burlone conquistato il botteghino (e gli Oscar), non è vietato vedere in questo slancio del grande pubblico un movimento nato nel 1986, quando Alan Moore dipinse questo terribile ritratto di un vigilante dedito a perpetuare e moltiplicare gli orrori a cui si oppone.
È ARRIVATA L’ORA DEI GUARDIANI?
Se il fumetto immaginato da Alan Moore non ha perso in bellezza o potere tragico dalla sua pubblicazione, il disagio causato dalla sua lettura è aumentato negli anni. Colpisce così per il lettore del 2022 l’impressione di assistere sempre più chiaramente a una lettura visionaria di un Occidente moralmente morente. L’opera è stata a lungo analizzata come un passo da parte sulla cultura del fumetto, una proposta per un profondo interrogatorio. Questa lettura non è sbagliata, tutt’altro, ma sembra chiaro oggi che lo sceneggiatore puntava allora ben oltre la semplice esegesi della storia supereroica.
La figura di Nixon, un autocrate che ha pervertito la democrazia per renderla un misto di comunicazione oltraggiosa e pirateria delle libertà collettive, evoca ora diversi leader che combattono apertamente contro le autorità democratiche delle nazioni che guidano. La semplificazione del discorso politico, sempre più incline alla buffoneria, la semplificazione, la trasformazione di ogni discorso complesso in slogan, richiama il sistema in cui il guarda gli uomini.
Siamo anche sorpresi, oltre le pagine, di notare quanto la dissoluzione della realtà riecheggia l’universo in cui i personaggi si evolvono. Verità ufficiali e non ufficiali si scontrano, cospirazioni si incontrano o si annullano, ma ovunque, tutti sembrano desiderosi di manipolare sempre i fatti. E ovviamente non c’è nessuno ad ululare alla fake news quando il Dr. Manhattan si trasforma in un emarginato, ma è l’idea di una percezione ideologizzata del mondo, che emerge dalla graphic novel. Lo stemma del comico sembra quasi un incubo divinatorio, come un’emoticon insanguinata, che annuncia sardonicamente un’apocalisse ormai vicinissima.
Certo, non stiamo ancora vivendo al ritmo di un Doomsday Clock, che annuncerebbe il nostro prossimo conto alla rovescia finale, in un terribile falò, ma le grandi crisi che stanno attraversando le società occidentali. Ansie come la crisi ecologica e la loro cronaca nei media contemporanei, sempre più veloci, sempre più semplici, suggeriscono che ancora una volta, Alan Moore aveva percepito l’eccitazione perversa che ora governa la nostra vita quotidiana.
Non è quindi un caso che per descrivere gli Stati Uniti distopici, HBO abbia scelto di affidarsi a questo lavoro fondante. guarda gli uomini destinato a prolungare guarda gli uomini, e questo è il successo della serie. In compenso per una stagione 2 con un arrivo incerto, è ancora essenziale annegare di nuovo nell’incubo ad occhi aperti di Alan Moore.