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perché è il grande thriller dell’estate

In che modo un’indagine su un enigmatico femminicidio si trasformerà in un’ossessione per due poliziotti esperti? Attenzione, ecco il thriller dell’estate. E si chiama La notte del 12.

Da oltre 20 anni, il regista Dominik Moll e il suo co-sceneggiatore Gilles Marchand esplorano i recessi dell’anima umana. Da Harry, un amico che ti augura ogni bene Passando per solo bestie, offrivano uno sciame di thriller velenosi, spesso psicologicamente estenuanti quanto plasticamente audaci. Lo hanno appena fatto di nuovo con La nuit du 12, che ha fatto sudare freddo ai frequentatori del festival di Cannes.

In una cittadina, vicino a Grenoble, una giovane donna viene uccisa, bruciata viva mentre torna da una serata tra amici. rapidamente, l’indagine esaminerà le zone grigie che circondano la vittima e rivelerà una galleria di personaggi inquietanti. Mentre gli investigatori si tuffano a capofitto in un’indagine disperata e tentacolare, è un enorme film poliziesco che si svolge davanti ai nostri occhi. Ti spieghiamo perché è uno dei nostri preferiti e perché non perdetevi questo schiaffo, nelle sale dal 13 luglio.

VERTIZIE DI OSSESSIONI

La figura dell’investigatore ossessionato dal suo lavoro è, per così dire, un cliché assoluto del thriller. Riuscire a rivisitare questa figura è quindi tanto più difficile, ed è uno dei successi più eclatanti di La notte del 12. Innanzitutto perché questa dimensione inquietante dell’indagine ci è data sin dall’inizio: la storia si apre con l’immagine di un uomo solitario, che si esibisce su un velodromo dedicato all’allenamento dei circuiti della bicicletta. Quindi, una carta agghiacciante ci avverte : La seguente indagine non sarà risolta.

Farci sapere fin dall’inizio che non ci sarà un esito felice per l’indagine consente all’attenzione dello spettatore di concentrarsi su altri elementi oltre ai suoi potenziali fattori di risoluzione. Ed è qui che il nostro sguardo incontra la cura maniacale nella scrittura dei dialoghicosì come la caratterizzazione di tutti i personaggi.

Bastien prende il brodo

Da un interrogatorio che scivola, alla vertigine di un annuncio impossibile ai genitori di una vittima, alle crescenti tensioni con i colleghi, ogni pezzo del puzzle ci salta addosso e si unisce alla perfezione per comporre un’opera insolubile, di cui ogni punto cieco ci stringe la gola. Ma ciò che rende questa spirale una trappola cinematografica così straordinaria sono le sue interruzioni di tono.

Perché l’ossessione che consuma il poliziotto incarnato da Bastien Bouillon non è un processo continuo, un’inarrestabile ascesa al potere. Ciò che gli conferisce la sua dimensione tragica sono le sue convulsioni, le fughe che il protagonista cerca di cogliere. Così, il favoloso dialogo con un giudice istruttore che lo vede accantonare la possibilità di riaprire con il dorso della mano, prima che le inflessioni della voce tradiscano la sua febbre, è terribilmente crudele, il che rende tutto il sale La notte del 12.

La notte del 12: fotoDi cosa sono testimoni?

INCUBO

Il cinema francese è spesso criticato, giustamente, per non essere andato oltre i limiti della tangenziale di Parigi. Se la doglianza è un po’ esagerata, va notato che non si è mai applicata a Dominik Moll, i quali i film sono radicati in aree geografiche distinte. Cantale per Harry, un amico che ti augura ogni beneun vasto causse innevato in Solo Bestieun’Andalusia calcinata Il monaco… Qui è il massiccio di Grenoble che funge da scenario per un’indagine da incubo.

Tutto in verticale, il suo taglio ha sempre cura di sostituire i suoi protagonisti in uno spazio quasi assurdo, chiuso e insieme aperto. L’effetto è sorprendente, in quanto schiaccia perennemente i suoi investigatori, come Bouli Lanners, rifugiandosi lontano dal suo compagno di squadra a seguito di un alterco. Il poliziotto minerale e burbero appare quindi com’è in realtà, minuscolo individuo schiacciato da una natura aridapiù grande e più audace di lui.

La notte del 12: foto, Bouli LannersNon svegliare un poliziotto addormentato

La telecamera si rivela inoltre particolarmente intelligente quando si tratta di riprendere aree urbane periferiche, lontane dal costituire sulla carta un terreno fertile in termini di immagini. Piuttosto che derealizzare il suo arredamento per cadere nella fantasmagoria, Moll modificherà sottilmente le sue caratteristiche. Da qui la dimensione spesso irreale delle sue scene notturne, la cui illuminazione comune evoca gradualmente un braciere ghiacciato, che colora ogni sequenza con una tensione che è insieme reale e surreale.

Ed è qui che la messa in scena colpisce nel segno. A prima vista, La notte del 12 è un thriller radicato in una realtà tangibile, ma i cui progressi stilistici si notano via via. Da qui un affascinante paradosso: la brutale illusione della realtà che sfugge al tutto nasce proprio da questa nuvola di reinterpretazione funerea e poetica della realtà.

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La notte del 12: foto, Bastien BouillonGrandi spazi, ma piccole uscite

2 poliziotti 1 reato

Impossibile da menzionare La notte del 12 senza il suo duo di attori principali: Bouli Lanners e Bastien Bouillon. Senza sorpresa, il primo è ancora un mostro di carisma. Alla maniera del suo ruolo nella stagione 2 diIppocrate, è ancora in grado di creare un personaggio dal fisico imponente, ma che nasconde una personalità fragile, toccante e accattivante. Durante il viaggio del suo personaggio, perseguitato dalle molteplici indagini che ha dovuto risolvere nella sua carriera e da una complessa situazione coniugale, si sfida gradualmente al machismo tossico mostrato dalla società.

Bastien Bouillon, al suo fianco, è la vera grande rivelazione del film (e probabilmente dell’anno del cinema in Francia). Se ha già girato in venti film, il francese offre il suo primo grande ruolo con il personaggio di Yohan Vivès. Nella pelle di questo capitano incaricato delle indagini su questo femminicidio, l’attore si affida a un gioco molto interiorizzato, silenzioso e pensieroso per esplorare al meglio il labirinto mentale in cui è impantanato il suo personaggio. Il risultato è una partitura notevole in cui Bastien Bouillon riesce a trasmettere i suoi rari (res) sentimenti attraverso uno sguardo, un gesto o la sua semplice voce.

La notte del 12: fotoUn duo tonante

Ovviamente, i due uomini non sono gli unici attori a segnare il film. Tra la miriade di attori e attrici presenti nel film, pensiamo inevitabilmente a Pierre Lottin. Dopo aver fatto ridere una buona parte della Francia Le Tuchel’attore conferma tutto il suo talento nella pelle di un sospetto estremamente violento, misogino e imponente, e in pochi secondi si impone come una bestia umana terribilmente minacciosa.

E nel mezzo di questo cast molto maschile, La notte del 12 acquista ancora più forza nel suo approccio femminista con il notevole arrivo di due personaggi femminili nel mezzo del filmato. Tra il giudice che rilancia la ricerca (l’ottimo Anouk Grinberg) e la giovane recluta del PJ che cerca di cambiare mentalità interpretata da Mouna Soualem, il film vede evolversi il suo punto di vista.

E quando la giovane poliziotta si chiede nel mezzo di un nascondiglio con il capitano Vivès: “Non trovi strano che siano per lo più uomini a commettere crimini e per lo più uomini che dovrebbero risolverli?”, poi il film oscilla un po’ di più. E infine, nonostante la loro minore presenza rispetto al loro compagno maschio, è grazie a entrambi (e a tutti gli altri) che La notte del 12 assume una dimensione completamente nuova.

La notte del 12: foto, Théo CholbiUna squadra in allerta

RISATA DI FRAMMENTAZIONE

Quando ci imbarchiamo insieme a due agenti di polizia incaricati di chiarire un femminicidio particolarmente violento, non ci aspettiamo particolarmente di ridere. Questa è una delle sorprese e dei grandi punti di forza dell’unione di Moll e Marchand: utilizzare una situazione mostruosa per sottolineare i punti di rottura con l’umanità, le zone grigie in cui si blocca la nostra razionalitàe dove i personaggi, attraverso una reazione inaspettata o una risposta innocua, rivelano una parte della follia del mondo.

Per quanto ossessionati dalla loro indagine i protagonisti siano, sono comunque insensibili a ciò che li circonda, e i primi a reagire ai tormenti del formicaio che stanno scuotendo. Quest’arte del contrappunto, spesso fuori tempo, esplode durante i vari interrogatori che animano il racconto.

La notte del 12: foto, Bouli Lanners“Va bene, andrà tutto bene”

Ovviamente ci stiamo pensando passaggio sulla griglia di un aspirante rapper molto dispiaciuto per la brutalità delle sue canzoni, costretto a interpretarne uno nel bel mezzo del suo interrogatorio. Basandosi sull’interpretazione febbrile di tre attori, e su un taglio chirurgico le cui inquadrature statiche e perfettamente composte lasciano nascere la banalizzazione del male, il film dà tutto il suo posto a una risata amara ma devastante.

È la stessa emozione che sorge regolarmente al centro della storia, e che gli permette di trasmettere il suo messaggio con forza ma senza mai fare lezione. Né il regista né lo sceneggiatore sono venuti a fare lezione al pubblico, preferendo fargliela sentire tutta l’assurdità violenta dei tempi attuali.

Questo è un articolo pubblicato nell’ambito di una partnership. Ma cos’è una partnership per il grande schermo?

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