COMMEDIA UMANA
Certamente, rompiamo lo zucchero sulla schiena della commedia francese non appena ne abbiamo l’opportunità e dobbiamo ammettere che film come Ala’2 incoraggiaci. Ma questo tenderebbe a farci dimenticare che questo tipo di film chiaramente opportunista, e più affari di banchieri senza scrupoli che altro, da solo non riassume l’intero genere.
Sarebbe addirittura l’albero che nasconderebbe la foresta, la soluzione facile per tutti : che si tratti del pubblico, dei produttori e anche della critica. Un destino già deciso, imballato si pesa, si passa a quello successivo. E poi arriva un film come Lola e i suoi fratelli.
Jean-Paul Rouvé
Jean-Paul Rouve ci aveva già travolto Ricordi nel 2015, piccolo gioiello di emozione, umanità e sensibilità il che ci ha dimostrato che il regista era ben lontano dall’essere solo uno dei clown dell’eccellente troupe di Robins des Bois. Sarebbe addirittura tutto il contrario, visto che ci ha dimostrato con questo film il suo desiderio di dare uno sguardo tenero e complice ai suoi coetanei. Ribellati con Lola e i suoi fratelliche è una continuazione.
Ancora scritto insieme a David Foenkinos, Lola e i suoi fratelli ci invita così ad Angoulême a seguire la vita quotidiana dei fratelli che hanno perso i genitori 30 anni fa. Benoit (Jean-Paul Rouve) si sposa per la terza volta, Pierre (José Garcia) perde il lavoro per un errore di valutazione. Quanto a Lola (Ludivine Sagnier), oltre al suo lavoro di avvocato e capo clan, cerca semplicemente di avere una vita normale.
Un bel cast
UNA QUESTIONE DI FAMIGLIA
Da questo tono apparentemente banale, Rouve e Foenkinos disegnano il midollo sostanziale fin dai primi momenti e annunciare il colore: è l’apparizione di una falla in un muro dopo la distruzione di un edificio che rivela simbolicamente le mancanze ei dubbi di ciascuno.
La storia si trasforma rapidamente in un vero e proprio balletto emotivo, ogni membro dei fratelli, a turno, si assume la responsabilità degli altri, a seconda degli eventi della vita, stando attento a non affrontare mai il problema direttamente. Una mappa di famiglia molto accattivante e accurata, ma che si guarda sempre dal minimo giudizio. Il che dimostra quanto Rouve ami i suoi personaggi e ci contatta per immergerci nel suo universo.
Detto questo, come in tutti i suoi film, Jean-Paul Rouve lascia che la sua malinconia si esprima lì. Una dolce malinconia, mimetizzata sotto lo sguardo di un film di benessere che permette al regista di toccare il suo vero soggetto. Perché piace Ricordi, Lola e i suoi fratelli si basa su una serie di simboli per farci capire di cosa sta parlando. Se il film precedente parlava di trasmissione in un approccio verticale, questo affronta lo stesso argomento ma in orizzontale.
FONDAZIONI
È nella circolazione degli scambi e nella veridicità dei rapporti tra i personaggi che il film ci svela il suo cuore, in questo sottile interstizio che solo il cinema oggi può permetterein questa straordinaria capacità di mai girare intorno al cespuglio mentre si rifiuta stupidamente di mettere il piede nel piatto.
Questo si trasforma Lola e i suoi fratelli in una piccola esperienza sensibile ed emotiva che ci dimostra che è soprattutto nel non detto e nell’inconscio che si trovano i nostri frammenti di verità. Pezzi grezzi, arricchiti dalle nostre esperienze di vita e che, per accogliere quelle degli altri, devono necessariamente sviluppare un ritmo con i loro vicini affinché il tutto non si scontri e non crolli. Perché si tratta meno di tappare un difetto che è comunque irreparabile, per gettare solide basi per la costruzione a venire.
E, per fare questo, Jean-Paul Rouve può contare un’ottima galleria di attori. Se stesso all’inizio, ma anche José Garcia, Ludivine Sagnier o Ramzy Bedia, tutti ottimamente usati, nella sobrietà, teneri, insomma profondamente umani.
Pur offrendo loro chiaramente i loro ruoli migliori degli ultimi anni, il film ce lo dimostra anche quanto purtroppo siano sottoutilizzati nell’industria di oggi. Quando, inoltre, notiamo che, tecnicamente e filmicamente, Rouve continua a migliorare possiamo dire, senza troppi rischi di sbagliare, chesta costruendo una piccola opera di altissima qualità il che ci fa guardare al futuro con grande impazienza.