NONNO INTELLIGENTE
Dall’apertura del Il muloseguiamo Earl Stone, un frivolo orticoltore che sta incassando notevolmente i suoi settant’anni, fino a quando una rapida ellissi che lo lascia per strada, sconfitto dalla rivoluzione di Internet, è costretto a rinunciare ai suoi affari, alla sua terra e alla sua casa per la sua banca. Sorpresa iniziale, per la prima volta da anniun film di Eastwood non ha ancora abbracciato il ritornello sepolcrale (almeno) da allora Bambina da un milione di dollari.
L’autore ha affidato la fotografia a Yves Bélanger, passato da Xavier Dolan (Lorenzo comunque), Jean-Marc Vallee (Selvaggio, Demolizione) e il ritmo frenetico delle riprese delle serie hollywoodiane (Piccole grandi bugie e Oggetti appuntiti). Il tecnico respira così costantemente un’urgenza, ma anche una calda patina del filmatoche poi evita istantaneamente la trappola della morbosa introspezione che ha teso le braccia a questa storia imprevedibile.
Clint Eastwood, ancora lì nonostante gli anni
Imprevedibile perché nonostante l’ovvia metafora che gira l’autore, appoggiandosi alla traiettoria fatale di un ottuagenario che preferisce guidare per un cartello piuttosto che mettere via le auto, la sua storia resta implacabilmente divertente, di una tenerezza disarmante. Infatti, non appena questo vecchio grigou un po’ satiro del conte in contatto con i narcos di cui diventerà una risorsa importante, lo scenario è progressivamente contaminato da un umorismo sempre più sistematico.
Sia che dia una mano a un’associazione di motocicliste lesbiche sia che prenda dolcemente in giro una coppia indignata dal suo vocabolario ancora saturo di riferimenti razzisti, la star mette in scena le rotture della società americana per offrire al meglio una truculenta riconciliazione.
Eastwood ha scelto sua figlia Alison Eastwood per interpretare la figlia del suo personaggio
IL VECCHIO E LE PISTOLE
Eastwood si diverte molto a dirottare la sua immagine (cosa resta del superuomo vigilante quando riesce a malapena ad aprire il bagagliaio del suo pick-up senza assistenza?), senza esitare a ritrarsi come un vecchio sopraffatto dagli eventi, e diffondendo intorno a sé un’assurdità salvifica.
Questa sarà l’occasione per il regista di rivedere le mancanze a lui attribuite nel corso dei decenni. Machista? RazzistA? Sessista? Clint Eastwood dirotta i cliché che si attaccano alla sua pelle per dipingersi come un monumento anacronistico, consapevole di arrivare al termine di una traversata al termine della quale abbandonerà un mondo che non riconosce più.
Perché se la vecchiaia entra Il mulo è un naufragio, resta tuttavia un felice naufragio, un tranquillo cataclisma, che va accolto con eleganza. Questa è la bellezza del film, durante il quale un senso di tragedia viene gradualmente ripristinato in definitiva molto più sottile che in Gran Torinodove non si tratta più di riconnettersi per un ultimo momento con la grandezza di ieri, ma di apprezzare gli ultimi bagliori luminosi di una fiamma tremolante.
Infine, siamo sbalorditi dal coraggio e dalla malizia mescolati con cui Eastwood ci offre quello che rimarrà senza dubbio uno dei suoi ultimi viaggi. L’arida semplicità con cui filma il suo volto, che è diventato un paesaggio lunare, la sua bocca tremante e la sua pelle pergamena sono tanti momenti sospesi.
L’immagine delle sue mani osteoartritiche, mentre cerca avidamente di afferrare i fianchi di una prostituta, sono tutti territorio inesplorato dai 7e Arte. E davanti ai nostri occhi, a volte appannati dalle lacrime, il grosso Clint si rifiuta, nonostante le sterzate, nonostante il calare della notte, a lasciare andare il volante.