Obi-Wan Kenobi inizia il suo ritorno a casa con un quinto episodio tanto imperfetto quanto generoso su Disney+.
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È QUI CHE INIZIA IL DIVERTIMENTO
Come dicevamo nella nostra prima recensione di Obi-Wan Kenobi, l’interesse della serie poggia meno sul ritorno dei migliori Jedi che sugli interpreti della prelogia, venuti a reinvestire icone del passato con i loro corpi. Si potrebbe ovviamente incolpare Guerre stellari accontentarsi di vivere fuori dallo schermo è tutt’altro che necessario (soprattutto vista l’immensità del suo universo), ma è chiaro che Deborah Chow ha tratto le sue migliori idee fin dall’inizio.
In realtà, dove la seconda trilogia di George Lucas è stata costretta ad andare dritto al punto per raccontare le Guerre dei Cloni, la caduta della Repubblica e il passaggio di Anakin al lato oscuro, le sue appendici (fumetti, libri, videogiochi…) erano in grado di prendersi il tempo di umanizzare personaggi spesso ridotti alla loro funzione. L’esempio più convincente di questo problema si trova nell’ellisse tra La minaccia del Fantasma e L’attacco dei cloniche ignorava la formazione di Anakin da parte di Obi-Wan, accontentandosi di suggerire la loro relazione fusionale, più fraterna che amichevole.
Quindi, è difficile non essere esultanti di fronte alla sequenza cardine di questo quinto episodio, flashback in cui Hayden Christensen ed Ewan McGregor hanno messo il loro look di L’attacco dei cloni per un duello con la spada laser su un balcone del Tempio Jedi. Certo, il montaggio molto ritmato della scena non permette mai a questa formazione di toccare i contorni spettacolari della prelogia, ma c’è una strana bellezza nel vedere la nostra sospensione dell’incredulità capovolta quando i due attori fanno finta che nulla sia cambiato dal 2002.
Maddalena di Christensen
Anche in questo caso, dietro l’abilità delle tecnologie digitali di StageCraft e Lucasfilm, c’è soprattutto l’organico che percepiamo, le rughe che si disegnano sui volti e il peso del tempo che rappresentano. A dire il vero, se la serie finora ha faticato a convincere vista la sua trama semplicistica e fin troppo allungata, è perché cerca se stessa soprattutto come oggetto teorico e decisamente postmoderno.
Kathleen Kennedy aveva lei stessa annunciato il ritorno dei due attori come a “vendetta”, ma non solo perché i loro personaggi hanno una nuova opportunità di confrontarsi. Tra l’accoglienza mista (per usare un eufemismo) della prelogia e la critica virulenta alla sua direzione degli attori (soprattutto per quanto riguarda Christensen), Obi Wan sembra quasi mettere in scena tutto il dolore che Guerre stellari ha spesso generato nelle carriere e nelle vite degli artisti coinvolti.
Il potere della forza silenziosa
E qui sta la necessità di vedere quelle rughe: il tempo ha finalmente dato ragione a questi corpi sereni, tornano a prestare i loro tratti agli stessi esseri tormentati. Dopotutto, la sequenza di addestramento si riversa come un virus per tutto l’episodio 5, che assume la forma di un assedio in cui la rabbia e la disperazione delle forze avversarie incidono sulla strategia.
Per la prima volta dall’inizio della serie, la telecamera a mano di Deborah Chow riesce ad avere un impatto, soprattutto quando l’assalto all’Impero prende l’aria di un selvaggio gioco di fronte di battagliacon i suoi terrificanti torrenti di assaltatori che si riversano sul campo.
D’altra parte, è un po’ triste pensare che, come il Libro Boba Fett, Obi-Wan Kenobi aspettando il suo penultimo episodio per attraversare i suoi punti di trama, inclusa la rivelazione finale del passato e delle motivazioni di Reva. Se sospettavamo che la Terza Sorella fosse una ex Padawan, il capovolgimento della situazione telefonica che ne consegue non può che essere deludente, soprattutto dopo tanto prolungamento del mistero.
Obi-Wan potrebbe trovarsi di fronte alla sua responsabilità nel disastro dell’Ordine 66, il suo rapporto con Reva manca di un elemento più concreto, che darebbe corpo a una scrittura che dimentica ciò che rende un buon cattivo: il fatto che condivida lo stesso obiettivo di l’eroe.
In realtà, questo quinto episodio sembra non riuscire mai a portare a termine il suo approccio, colpa delle sottotrame che diventano dei veri e propri vincoli per i suoi sceneggiatori (povera Leia, ridotta a gironzolare nei condotti dell’aria…).
È tanto più sfortunato dal momento che la produzione di Chow è chiaramente orientata verso montaggi alternati e paralleli, dove i ricordi di ciascuno e la Forza fungono da legante per queste psiche tormentate. Il tempo raggiunge i personaggi in questa caccia che volge al termine, dando sempre più valore a questi volti invecchiati, che tanto hanno già sopportato.
Se Obi Wan ha subito annoiato alcuni dei suoi spettatori, il suo ritmo (troppo) inquietante dovrebbe forse essere percepito come una gara di resistenza, una fuga perenne dai traumi che i suoi protagonisti si rifiutano di affrontare. Obi-Wan ha infatti creato un mostro (del cinema), un’icona incisa nel marmo per sua colpa. E Deborah Chow filma proprio questo monumento come una forza imperturbabile, in grado di combattere Reva senza nemmeno dover sfoderare la sua spada laser. La sequenza è di gran lunga la più eccitante della serie e tende a dimostrare che quest’ultima è finalmente iniziata del tutto. Peccato che sia così tardi.
Un nuovo episodio di Obi-Wan Kenobi è disponibile ogni mercoledì su Disney+ dal 27 maggio