Shock, ma mai provocato’, Harry, un amico che ti augura ogni bene tratta dove fa male. Un thriller made in France come ormai non facciamo quasi più.
Il tempo ovviamente non ha alcuna influenza Harry, un amico che ti augura ogni bene. Ventidue anni e il film non ha perso nulla della sua irresistibile oscurità. Il suo regista, Dominik Moll, da allora ha guidato la sua barca con talento, il più delle volte con il suo fedele co-sceneggiatore, Gilles Marchand. A loro dobbiamo in particolare un altro grande successo, solo bestiee la loro ultima collaborazione, La notte del 12 (nelle sale il 13 luglio 2022), promette di essere di nuovo qui sotto i migliori auspici.
Ma torniamo al caro Harry. Dopo una presentazione in concorso ufficiale al Festival di Cannes nel 2000, gli spettatori francesi lo scoprono al cinema in piena estate, e gli augurano, a loro volta, il massimo del bene. Lo testimonia il successo al botteghino francese, con un totale di circa 2 milioni di spettatori, senza dimenticare il grande successo di stima ottenuto oltre Atlantico. E poi nel 2001, il film vince quattro Césartra cui Miglior Regista e Miglior Attore per Sergi López.
Un trionfo totale che sta guidando una vera rinascita dell’interesse per il cinema di genere francese, popolare e unico. Da qui la famosa ondata orribile di “French Frayeurs” che ha travolto la produzione francese anni dopo, ma non è riuscita a riunire il pubblico a causa della violenza cruenta apertamente presunta. Insieme a Harry, un amico che ti augura ogni beneil disagio diventa più insidioso e non priva mai lo spettatore della possibilità di riderne.
Un volto insondabile come quello della Gioconda
VITA-INVASIONE
Per Michel (Laurent Lucas) e Claire (Mathilde Seigner), genitori di tre bambine, la vita è un lungo fiume calmo. Mentre tornano alla loro casa di campagna per le vacanze estive, incontrano un ex compagno di classe di Michel, il nome appropriato Harry (Sergi López quindi, sorprendentemente ambiguo), accompagnato dalla sua fidanzata Prune. Incontro casuale o schema mascherato? Quel che è certo è che la preda, Michel, ha abboccato al “pescatore”, Harry.
L’analogia non è scelta a caso in quanto Dominik Moll si è sempre detto appassionato di documentari sugli animali. E il suo approccio come regista è all’altezza, più vicino a quello del documentarista che dell’esteta. Il che ovviamente non gli impedisce di utilizzare la grammatica del cinema a proprio vantaggio. Se riprende i codici della suspense hitchcockianala trama che evoca a distanza Lo sconosciuto del Nord-Expresslascia spazio ai suoi personaggi per evolversi liberamente davanti alla sua macchina da presa e gli attori, clamorosamente naturali, lo ripagano.
Meglio stare di guardia, Harry potrebbe venire a terra
La scena della riunione tra Michel e Harry nei bagni pubblici di una stazione di servizio è abbastanza eloquente a questo livello. I due uomini si apprendono reciprocamente, il primo imbarazzato per non riconoscere il secondo, e per il regista, oltre che per lo spettatore, si tratta poi di rintracciare il minimo tremito, il minimo significativo, sui “viso-paesaggi”. “degli attori. . Naturalmente, questo sguardo di attesa della telecamera non è mai più forte di quando è focalizzato su Harry, un personaggio che è allo stesso tempo profondamente amabile e detestabile.